Emilia, il post terremoto. La testimonianza di uno studente fuori sede.
In Emilia “il quadro attuale è di diminuzione del numero e dell’intensità delle scosse ma non possiamo dire che la sequenza, seppure in esaurimento, sia finita e non possiamo escludere nuovi eventi isolati, anche di magnitudo elevata”. Questa è la dichiarazione di Stefano Gresta, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, nel corso di un’audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera. Anche se la tv non ci bombarda più come i primi tempi l’attenzione non può diminuire perché il peggio comincia ora: ci sono gli sfollati da sistemare, le macerie da spostare, le fabbriche da far ripartire e quantità di Parmigiano da comprare. Infatti un modo per aiutare l’Emilia passa proprio dal formaggio: http://2snetcom.wordpress.com/2012/06/01/comprare-parmigiano-reggiano-e-grana-padano-per-aiutare-lemilia/ seguendo questo link troverete una lista dei caseifici da cui acquistare direttamente Grana e Parmigiano Reggiano; si tratta di un’iniziativa voluta dalla Coldiretti che può essere molto utile per aiutare queste due aziende seriamente colpite dal sisma a rimettersi in piedi. Ma l’Emilia non è solo una delle regioni italiane che produce prodotti alimentari di eccellenza: è anche la regione in cui hanno sede alcune delle migliori università come quelle di Bologna, Modena e Ferrara. Sono tantissimi i foggiani che fanno vita da studente fuori sede per conseguire la laurea presso una di queste università e la paura è tanta soprattutto per i genitori. La mente poi vaga e torna al sisma de L’Aquila, che tra le vittime fece anche tanti studenti. Antonio Caroppi, 22 anni, originario di Poggio Imperiale e attualmente studente a Bologna ha deciso di lasciarci la sua testimonianza diretta per raccontare a tutti noi del Sud come sono andati realmente quei giorni e come hanno vissuto gli studenti quei tragici minuti in cui la Terra ha tremato.
Antonio è la prima volta che ti trovi in una situazione del genere da quando sei a Bologna?
Si. Ci vivo da quasi quattro anni perché studio Economia Aziendale all’università. Pur essendo una zona a rischio sismico non mi sono mai trovato in una situazione di emergenza come questa. E’ sempre stato tutto tranquillo, i primi e unici terremoti che ho vissuto sono stati quelli di Foggia.
Dov’eri quando hai sentito la prima scossa e come hai reagito?
Ero a letto perché erano le 4 del mattino. La scossa è partita piano poi ha aumentato l’intensità. E’ durata circa 25 secondi, l’orologio che avevo sul comodino è caduto. Ho aperto gli occhi e mi sono sentito spaesato perché non avendo mai vissuto qualcosa del genere a Bologna non ho subito realizzato che si trattava di un terremoto. Ho aspettato un po’ e sono sceso in strada.
Come sono state le reazioni delle persone intorno a te?
Le persone che erano in strada avevano paura. Nessuno ha perso tempo a cambiarsi, sono scesi tutti in pigiama, le donne soprattutto erano molto spaventate ma dopo un po’ come succede di solito la tensione è scemata perché abbiamo tutti pensato ad un episodio isolato. La vera paura del popolo emiliano ho cominciato a percepirla a partire dalle scosse successive quando tutti hanno iniziato a domandarsi cosa stesse effettivamente succedendo.
Come avete vissuto le scosse dei giorni successivi?
Abito al quinto piano quindi a partire da quel giorno ho sentito tutte le scosse, anche quelle di minore intensità per cui in un certo senso ero sempre pronto a scappare. Quando abbiamo sentito l’altra scossa di magnitudo superiore al 5° ci siamo nuovamente precipitati in strada e l’evacuazione è stata più veloce era come se la gente si fosse preparata, infatti da quel giorno molti hanno cominciato a dormire vestiti. Io personalmente con una bottiglia d’acqua vicino che può tornare utile nelle emergenze, come ha suggerito la protezione civile.
E se una scossa ti avesse colto mentre eri a lezione in università?
E’ una domanda che mi sono fatto anche io perché le università non sono nuovissime, la mia si trova al centro di Bologna che è molto antico e a mio avviso un terremoto durante una lezione in cui in aula si contano quasi 200 persone penso che sarebbe stato un disastro: panico e gente che avrebbe corso verso le uscite di emergenza anziché pensare a ripararsi in posti sicuri sotto il tavolo o sotto le arcate delle porte e soprattutto a mantenere la calma. Non so se tutti gli studenti siano educati nel modo giusto per fronteggiare le emergenze.
Pensi che nei cittadini e negli studenti emiliani non ci sia un’adeguata preparazione ad affrontare eventi del genere?
Secondo me no perché li non hanno mai vissuto questa esperienza di scosse ripetute e penso che non siano nemmeno consapevoli dei pericoli che corrono anche perché ho notato, quella famosa notte del 20 maggio, molte persone sostare sui balconi, uno dei luoghi meno sicuri quando c’è la possibilità di un terremoto. Si dovrebbe sempre aspettare un po’ e poi scendere in strada, in uno spazio aperto senza usare l’ascensore.
Cosa ti senti di dire ai genitori pugliesi che hanno in Emilia i propri figli a studiare come te?
Di mantenere la calma perché almeno per quanto riguarda Bologna non si sono verificati crolli di alcun edificio anche se la vicinanza con l’epicentro fa percepire le scosse. Di non allarmarsi se non riescono subito a mettersi in contatto con i figli tramite telefono perché le linee saltano dopo le scosse. Purtroppo il terremoto è imprevedibile e fa paura proprio per questo ma in città la situazione è sotto controllo e spesso i tg ingigantiscono le cose; i problemi sono quelli del post terremoto: gente che è rimasta senza casa e senza lavoro.
Infine, cosa pensi delle misure che sono state adottate per tutelare le persone colpite dal sisma?
Le ritengo ottime, su questo ho visto subito una buona organizzazione: i soccorsi si sono immediatamente attivati, i vigili del fuoco e la protezione civile hanno fatto e stanno facendo il massimo e non fanno mancare niente. Il loro intervento come quello di tutti i volontari è prezioso: alcune vite sotto le macerie sono state salvate, come quella signora di Cavezzo, sepolta sotto il crollo per ore ma che alla fine ce l’ha fatta.