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Il teatro come terapia. A Foggia il corso di Aurelia Gagliano

Il teatro come terapia: questo lo slogan conciso e intuitivo usato per la pubblicizzazione del  nuovo corso, promosso dalla Bottega dell’Attore in collaborazione con il Teatro Studio Dauno di Foggia, che si configura come un’esperienza totalmente nuova per la nostra città. Costituitasi legalmente nel 1991 l’associazione culturale indipendente è riuscita a rivestire un ruolo di primo piano nella produzione e promozione di eventi e corsi legati al teatro e ai tanti altri aspetti della recitazione, permettendo così ai cittadini di avvicinarsi a questa esperienza e di valutare concretamente la passione e la professionalità dei componenti, affiancati nell’organizzazione degli stage e dei seminari dal Teatro Studio Dauno.  Il trend positivo riscontrato ha incoraggiato il direttore artistico Pino Bruno – anima giovane col residuo della contestazione anni ’70 e la voglia di mettersi sempre  in gioco – a porre il teatro in una nuova prospettiva, con finalità non solo ludiche ma anche terapeutiche attraverso cui attuare prevenzione, riabilitazione e risoluzione di alcune problematiche della psiche. A gennaio 2011 si è infatti svolto il primo corso della durata complessiva di 20 ore – 10 incontri di 2 ore con frequenza settimanale – condotto dalla psicologa esperta nella conduzione e nelle tecniche relazionali di varie tipologie di gruppi nonché nell’ nell’Arteterapia,  Teatroterapia, Videolearning e Biodanza, Aurelia Gagliano. In seguito alle grandi richieste, sono state aperte le iscrizioni per il 2° corso da tenersi in data da definirsi (per info www.teatrostudiodauno.com). Per capire meglio di cosa si tratta e incoraggiare i dubbiosi abbiamo intervistato la dott. Gagliano che sceglie di indirizzare in questo senso i suoi studi «non volevo fare la psicologa classica» quando si accorge, mentre coltiva la passione per il ballo, che l’interazione tra mente e corpo non può essere tralasciata – considerando inoltre che il 93% della comunicazione avviene in maniera non verbale- e infine approda al teatro dove «la persona può diventare protagonista di se stessa, mette insieme i gesti e  allontana le difese perché ciò che conta è il presente e in quel presente c’è solo il piacere di agire». E’ questo lo spirito della teatroterapia che si ottiene «muovendo il corpo, facendo sentire la propria voce, improvvisando e traendo piacere dal fare senza pensare alla terapia:infatti la spiegazione del gesto avviene solo in un secondo momento». L’obiettivo del corso non è altro che quello di rendere armonico il rapporto tra corpo, voce, mente e spirito, nelle relazioni con gli altri, persino a livello lavorativo, attraverso la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse: per fare questo è necessaria la presenza del gruppo con cui «l’individuo può superare facilmente le proprie barriere e lavorare su se stesso anche facendo da spettatore: il numero ristretto dei partecipanti (max. 20 ndr) serve a fare in modo che a turno, tutti possano essere protagonisti ma senza forzature». Il numero limitato è l’unico criterio restrittivo:il corso è aperto a tutti senza limiti di età, professione e non necessita della conoscenza base del teatro; questo fa si che un gruppo sia costituito da corsisti con esigenze diverse e per andare in contro ad ognuno di loro la dottoressa utilizza un approccio integrato – attraverso l’utilizzo ad esempio di tecniche teatrali, pratica meditativa, biodanza –  per avere maggiore successo laddove un solo modello potrebbe fallire.  «Non trattandosi di una psicoterapia è necessario che l’individuo sia disposto a mettersi in discussione attraverso un metodo che asseconda i suoi ritmi: tuttavia lascio ampio spazio all’improvvisazione perché credo che sia alla base di un processo di trasformazione». Lasciare libera quella parte irrazionale senza timore del giudizio – che non esiste né nel gruppo né tantomeno dalla conduttrice che esercita questa professione con amore ed empatia – è quindi il passo decisivo per dare avvio al processo di cambiamento di noi stessi. Dopo un periodo nel Veneto, la psicologa Gagliano è tornata a Foggia perché «volevo fare qualcosa di buono per la mia terra e ringrazio Pino Bruno per aver creduto in me e avermi dato questa opportunità. Il primo corso ha avuto un buon riscontro: invito pertanto i cittadini a non lasciarsi sfuggire questa occasione, solo partecipando si potrà capire davvero di cosa si tratta». Molti infatti sono stati i curiosi del percorso terapeutico alternativo e sperimentato per la prima volta a Foggia e forse, chissà, destinato ad aprire nuove frontiere nella nostra città.

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