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L’altra faccia della pizza: la vera storia della casereccia foggiana

Un turista che ha voglia di pizza: dove lo portereste per fargli mordere l’essenza della nostra città? L’indirizzo è solo uno: via Luigi Sbano, 107 il punto di riferimento per gli amanti della casereccia e non solo. Si chiama proprio “La Casereccia” il punto vendita di Vito Marinaccio – oggi gestito anche dal figlio Antonio che, dopo una parentesi come avvocato ha scelto di dedicarsi all’attività di famiglia con il valore aggiunto acquisito durante l’esperienza forense – da cui è stata partorita la degna cugina della focaccia barese. Un mix di ingredienti e un segreto speciale che hanno reso questa pizza made in Foggia un cibo identificativo della nostra città per i palati locali ma anche per i buongustai d’Oltralpe.

Ve lo immaginate il figlio di un mugnaio, esperto conoscitore del metodo di lavorazione delle farine che, ogni giorno, dopo il lavoro, passava la notte in azienda a sperimentare. Un viso stanco, qualche schizzo di pomodoro, le mani impolverate di farina ma tanta determinazione negli occhi per raggiungere il suo obiettivo: migliorare un prodotto già esistente – la classica pizza casereccia fatta dalle nostre nonne – per renderlo un prodotto eccellente, destinanto a distinguersi. Ebbene, come la più classica delle storie, è arrivato il colpo di scena che ha segnato la storia delle pizze al trancio della nostra città. Come ogni storia culinaria che si rispetti, Vito scoprì un segreto capace di fare la differenza: ancora oggi questo segreto è rimasto tale, impedendo ai pizzaoli e ai fornai della concorrenza di imitare la pizza che ormai da cinquant’anni rivende nei suoi quattro punti vendita locali. Ma se il segreto è gelosamente custodito, gli ingredienti invece possono essere rivelati per dimostrare ai clienti perchè la casereccia Marinaccio fa qualcosa che le altre pizze non fanno: crea dipendenza.

CROCCANTE ALL’ESTERNO, MORBIDA AL CENTRO: IL SAPORE DELLA QUALITA’
Mangiare – anzi, degustare – un pezzo di casereccia Marinaccio significa addentare una pizza con i bordi croccanti ma con il cuore morbido, in cui la fa da padrone un’abbodante alveolatura, sinonimo di qualità e lievitazione naturale. Per la sua preparazione non si utilizza una farina raffinata ma bensì una farina al limite del biologico priva di additivi e miglioramenti chimici. La lavorazione avviene secondo una tecnica paricolare, la pasta viene poi idratata; nell’impasto non vengono aggiunti grassi eppure il mix di ingredienti selezionati e la lavorazione permettono a questa pizza di conservare il suo sapore anche dopo alcuni giorni. Anzi: c’è chi addirittura la gradisce dopo questa breve “stagionatura”. Anche per gli altri ingredienti vengono fatte scelte rigorose: si utilizzano olio e pomodori rigorosamente made in Puglia; l’origano della Bonomelli e l’aglio – della medesima azienda – essicato perchè si vuole solo insaporire la pizza, mantendo alto il profilo della digeribilità e della tollerabilità. Perchè è questo il risultato di sapiente manualità ed ingredienti selezionati: garantirsi una pizza dal sapore inimitabile, che non appesantisce ma che gratifica palato e mente.

LA CASERECCIA: QUESTIONE DI GUSTI

Nella mentalità comune, la casereccia è ormai diventato il termine con cui si indica una pizza fragrante condita con i pomodori freschi che sappia di casa e di tradizione. Eppure quasi nessuno sa che dietro questa gustosa accezione, si cela solo il metodo di preparazione: “casereccioinfatti è il tipo di lavorazione e la base di una pizza che invece può assecondare tutti i gusti e prestarsi ad ospitare i condimenti più appetitosi, dalla mozzarella, agli ortaggi fino alla classica Quattro Formaggi.

Adesso quindi non ci resta che ordinare un bel pizzo di pizza: casereccia si, ma con tutto quello che vi piace di più. Ma fate attenzione: la bontà si sente, il gusto persiste in bocca. Sarà davvero difficile poi farne a meno!

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