Molti parlano ma davvero pochi sanno raccontare: l’intervista che segue rilasciata gentilmente per i lettori de “Il Corriere del Sud” da Pino Bruno si può descrivere e sintetizzare con un’unica parola: viaggio. Un viaggio che parte da una stazione semplice – la parrocchia – e raggiunge una meta meravigliosa come il palcoscenico, la cinepresa e non solo. La hall dell’albergo in cui siamo seduti si annulla dinanzi ai suoi occhi sospesi tra passato e presente. La sua voce è pacata ma i gesti – quelli appresi nella sua esperienza teatrale – donano enfasi e costituiscono la sua atipica personalità. Pino nasce nel lontano 1955 sotto il segno zodiacale del Leone ma la sua personalità non viene influenzata dagli influssi astrali corrispondenti: è un bambino tranquillo che frequenta la parrocchia dei salesiani partecipando con piacere alle attività ricreative organizzate come le recite ma, la sua è una partecipazione passiva, perché la timidezza lo porta a rifiutare un’entrata in scena. E’ il destino che lo porta con forza a calcare il palcoscenico: in prossimità di una rappresentazione viene a mancare l’attore protagonista e Pino è l’unico sostituto che può impedire di far rimandare la recita. “E’ successo qualcosa di imprevedibile – rivela Pino – perché non mi aspettavo di vivere la scena con estrema naturalezza a tal punto che poi non ho voluto più abbandonarla”. La spiegazione di questo strano fenomeno se la darà negli anni, grazie ad una frase di Proietti: “Io amo il teatro dove tutto è finito ma niente è falso” con cui arriva a capire che è proprio in un contesto vecchio come il teatro che si può dire sempre la verità in quanto l’attore può raccontarsi senza riserve attraverso l’interpretazione di un personaggio fittizio. Prima di consolidare il suo novello amore per il teatro con gli studi – Pino si forma infatti presso la Scuola di Teatro diretta da Guglielmo Ferraiola – si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza di Teramo assecondando così il desiderio del padre che per lui aveva sempre desiderato qualcosa di concreto e sicuro che invece una carriera artistica non avrebbe potuto assicurargli. Pino vive durante gli anni della contestazione giovanile e del movimento hippie di cui sposa lo stile, le idee e le proteste – a cui partecipa anche grazie ad una madre che gli lascia dei margini di libertà. Il rapporto uomo – donna è stato condizionante: vive in una famiglia di stampo matriarcale, notando così la costanza e la fattività delle donne; ancora oggi è sempre alla ricerca di intelligenze al femminile con cui collaborare. Pino ha sempre posseduto delle movenze garbate che gli tornano utili nei rapporti con gli altri ma in particolare nel teatro corporeo; ciò che il teatro arricchisce è la sua cultura – viene a conoscenza della letteratura teatrale – e la sua personalità – infatti attraverso la messa in scena dei personaggi può rivivere e lavorare sui suoi difetti. Ma anche trasmettere determinate emozioni che la sua riservatezza a volte gli impedisce di esternare. Dopo varie tournée teatrali, Pino torna nella sua città natale: si accorge che a Foggia manca una scuola di teatro professionale che può offrire ad altri giovani come lui la possibilità di avvicinarsi alla scena e di mettersi in gioco. Nasce con questo intento “La Bottega dell’Attore” (www.teatrostudiodauno.com) una compagnia teatrale che con la collaborazione del Teatro Studio Dauno organizza ancora oggi corsi, stage, seminari e laboratori formativi avvalendosi di vari contribuiti artistici e professionali, tra cui quelli di Michele Placido. “Attraverso questa esperienza ho dato modo ai giovani di avvicinarsi al teatro, di conoscere autori come Molière, di imparare la dizione. L’insegnamento mi ha sempre appassionato ed è ciò che motiva ogni mio giorno.” Ma Pino non è solo il direttore artistico dell’associazione ed il coordinatore dei corsi ma anche un attore ed un regista che porta avanti altri progetti tra cui un suo mediometraggio che avrà alcune scene girate a Foggia. Pino ha scelto di non abbandonare la sua città ma è consapevole dei problemi che l’affliggono: spera che i giovani un giorno scendano in piazza con il coraggio di affermare le proprie proposte, senza paura. Lui poi non ha paura ma entra in empatia con quelle degli altri. E’ una personalità che sa adeguarsi ai diversi ritmi che gli vengono richiesti ma il momento che predilige è la notte in cui legge o scrive. Quando ha un po’ di tempo libero non si preoccupa affatto di come impiegarlo e tra i suoi desideri c’è quello di conoscere un attore americano nella sua quotidianità. Crede che per intraprendere un qualsiasi percorso sia basilare il rispetto e la stima reciproca nel gruppo. Ma le sue parole si fanno rarefatte quando gli si chiede chi è davvero:“Non lo so ancora. Mi piace usare come specchio tutti quelli che incontro per capire qualcosa in più di me. Ma sono diventato consapevole di questo a 40 anni…Per cui sono appena all’inizio!”
