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Conventino Foggia

Un giorno al Conventino: un luogo simbolo di storia e carità a Foggia

Ci siamo passati accanto decine di volte. Lo abbiamo sentito nominare per le attività della Caritas: ma quanti, in città, conoscono davvero la storia del Conventino? E, soprattutto, quanti ne hanno visitato l’interno? Pochi sanno che, un luogo simbolo di storia e carità della nostra città, ha rischiato, in passato, di essere demolito.

Per fortuna, non è andata così. Il Conventino è un ASP – Azienda Pubblica di Servizi alla Persona -attualmente seguita dal commissario, la dott.ssa Patrizia Lusi, che ha il compito di gestire le situazioni pregresse nonchè vigilare affinchè, il Conventino, venga tutelato nella sua interezza.

Grazie all’iniziativa organizzata dalla Congrega del Grano Arso e alla sua guida, Vito Defilippis, siamo entrati alla scoperta di quel che resta di questo edificio storico.

UNA STORIA TRAVAGLIATA

La storia del Conventino inizia nel lontano 1837 in concomitanza con una grave epidemia di colera che decimò la popolazione locale, lasciando dietro di sé tanti orfani. Una siutazione che destò la preoccupazione dei curati dell’epoca, i quali decisero di prodigarsi affinché questi fanciulli privi di una famiglia non imboccassero cattive strade. Dopo una serie di esperimenti e valutazioni, si decise di prendere in fitto un appartamentino per istituirlo come casa comune in via dei Cappuccini. Ma il numero degli orfani era destinato a crescere, così, fu necessario estendere l’affitto anche ai locali attigui.

Una soluzione che, nel corso del tempo, si rivelò non all’altezza: erano necessari infatti più fondi per garantire un efficiente funzionamento ma, altro aspetto fondamentale, si trattava di locali ubicati in una zona non salubre, destinata alla stagionatura dei salumi. Condizioni malsane e antigieniche che non permettevano di certo di tutelare la salute dei piccoli abitanti.

Era necessario reperire nuovi fondi ma, soprattutto, era necessario poter contare su una nuova soluzione abitativa: il passo defintivo avvenne grazie alla donazione di un terreno da parte di Gaetana Faccilongo, che promise questo lascito in cambio dell’intercessione della Madonna per la salvezza di suo figlio, malato di tisi. Il piccolo purtroppo morì ugualmente ma, anche se la grazia non era stata concessa, la famiglia Faccilongo dispose ugualmente la donazione: il 19 giugno del 1843 il passaggio fu ufficializzata dinanzi al notaio Giambattista Cicella.

Il primo passo ufficiale era compiuto ma bisognò aspettare ancora lunghi anni, in cui la sorte del Conventino rimaneva sempre incerta, altalenando tra mancanza di fondi e problemi di ogni sorta. Per vedere nascere il Conservatorio delle orfane del colera sotto il titolo dell’Addolorata bisognò aspettare il 1845.

Fu l’inizio di un periodo di crescita per l’istituzione: non mancarono infatti successive donazioni e il sostegno stesso della cittadinanza, un supporto comune che rese il conservatorio una struttura dotata di ambienti luminosi e spaziosi per un totale di quaranta posti letto. A completamento della struttura, in linea con le finalità per cui era stata realizzata, anche una palestra, il giardino, la scuola elementare e la scuola di musica. Ultima ma non meno importante la chiesetta.

Una storia ( a lieto fine) che ancora oggi rivive anche grazie alla tre lapidi marmoree che custodiscono i momenti salienti del Conventino: la sua fondazione e l’unificazione con i vari enti della stessa natura presso il Conservatorio dell’Addolorata che avvenne nel 1929.

QUALE FUTURO?

Attualmente l’edificio è vuoto. La Caritas Diocesana infatti ha lasciato liberi i locali proprio pochi mesi fa. Alcune ali dell’edificio sono state ristritturate con i fondi europei: a causa di lungaggini burocratiche però il completamento dell’opera è ancora in corso. Altri parti, invece, conservano ancora alcuni arredi dell’epoca e i pavimenti. Una coltre di polvere infatti custodisce la storia del tempo passato.

La destinazione d’uso dovrebbe essere quella della formazione – in un lotto – così come l’apertura di un asilo – nella parte anteriore – che andrebbe a soddisfare un’esigenza degli abitanti del centro storico. Nel momento in cui scriviamo però, non c’è ancora nulla di defintivo. Tanto c’è ancora da fare. Ciò che conta è che ci sia qualcuno che abbia preso a cuore il futuro dell’edificio e che miri a restituirlo alla città.

Fonte: Foggia Racconta

Visita guidata: Congrega del Grano Arso

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