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Vieste, l’arte grande protagonista con MU.SA.

Non solo locali e ristoranti, a Vieste c’è spazio anche per l’arte: sono già centinaia infatti i visitatori – viestani e non – che hanno affollato i due piani del MU.SA, la “sala atelier” che ospita la VI edizione di Vieste Arte – Delle Arti e dei Mestieri, curata da Stefania Maggiuli Alfieri, maestra d’arte e critica, con alle spalle esperienze lavorative in Italia e all’estero, numerose specializzazioni con cui ha arricchito il suo già vasto percorso di studi, senza tralasciare anche l’antropologia e la psicologia.

Una vita dedicata all’arte, partendo dal Salento, spostandosi per l’Europa fino ad approdare a Vieste,  il suo rifugio, il luogo del cuore in cui ritirarsi per lasciare libera la sua ispirazione, in un paese in cui la vita è lenta come il battito del cuore, scandita dallo sciabordio delle onde sul bagnasciuga. Ha scelto di aprire qui, a due passi dal mare, le porte del MU.SA.

Fantasiosa e appassionata, Stefania ha coltivato il suo sogno: quello di dare vita ad una sinergia tra artisti, creando una commistione che potesse poi far nascere qualcosa di bello e fruibile anche al pubblico. “E’ tempo di abbattere i muri che hanno allontanato il pubblico dall’arte dichiara Stefania–  e di restituire l’arte al pubblico, in una sorta di rimando. Ho immaginato uno spazio accogliente e privo di barriere, non solo per i visitatori ma anche per gli artisti stessi affinché si valorizzassero e recuperassero anche i rapporti umani.”

La prima tappa di questo sogno si concretizza con la manifestazione di Arte Contemporanea più attesa a livello internazionale, il Concorso Internazionale d’Arte I Dauni organizzato dall’associazione Nikephoros con il patrocinio del Comune di Vieste e della Regione Puglia:  centoventi artisti selezionati dal comitato scientifico dell’associazione Nikephoros.  Un’utopia divenuta realtà grazie ad un gruppo operativo, Rosso Filo, nato dall’esperienza dauna che oggi appunto espone le proprie opere e l’essenza della ricerca progettuale nella VI edizione

Io questa esperienza l’ho mossa in modo diverso perché ho voluto differenziare l’allestimento anziché incorrere nella solita omologazione molta gente si improvvisa e tutto un insieme curatori galleristi che mettono su un tipo di arte trasportato con la logica televisiva e dello spettacolo c’è un concetto malinteso di visibilità che è lontana perché la carriera di un ‘artista.

Ho curato l’allestimento in un modo diverso perché ho dato prevalenza ai rapporti umani dobbiamo tornare ad incontrarci ed interfacciarsi e nel giro di pochi anni si è concretizzato un nucleo centrale operativo quindi confermando questa strada sino ad oggi che abbiamo questo gruppo rosso filo nato dall’esperienza dauna che è diventato un gruppo artistico progettuale e propositivo facciamo tante attività come la ricerca e poi dando vita al prodotto e all’opera e questo sta funzionando molto bene perché

Il musa vuole essere un museo itinerante il carrozzone che si sposta e si apre abbattiamo i muri non ha importanza dove si crea la struttura ma abbattiamo i muri ed andiamo incontro alla gente l’obiettivo è quello di riportare la gente all’arte e l’arte alla gente in una sorta di rimando incontro che lasci qualcosa e prenda qualcosa la formula sta funzionando

 

MU.SA, LA NUOVA FORMULA DELLA SALA-ATELIER

 Per accattivare la curiosità dei visitatori,  ci si è voluti lasciare alle spalle l’accezione – spesso noiosa – del classico museo, per lasciare spazio ad una nuova formula espositiva: la parola MU.SA. infatti, è un gioco di parole che rimanda all’ispirazione ma racchiude la sua vera essenza, rappresentando le iniziali delle parole, museo-sala. La mostra infatti è stata allestita nella concezione di una sala-atelier, collocata su due piani attraverso un filo conduttore che unisce l’arte con l’artigianato e l’arte con la con la riflessione per il suo rimando all’attualità.  “Per essere artisti bisogna essere prima di tutto artigiani, poiché non c’è arte senza tecnica   – asserisce Stefania – E’ la scintilla, l’estro che fanno poi la differenza”. L’intento primario è stato quello di creare una rottura con l’omologazione che sta investendo anche il mondo dell’arte e degli allestimenti delle mostre, valorizzando in primis l’artigianato autentico. Ma il filo conduttore è presente non solo tra le diverse tecniche artistiche ma anche tra la sinergia che si è riuscita ad instaurare tra artisti ed opere emergenti con nomi che invece sono già affermati nel panorama artistico d’Oltralpe, per quella che appare una vetrina di tutto rispetto di arte contemporanea.

NAUFRAGI: UN TEMA DALLE MILLE SFACCETTATURE

Al secondo piano invece è possibile visitare il fulcro del lavoro progettuale a cui ha lavorato il team, un tema delicato, raccontato attraverso le declinazioni dell’arte: si intitola “Naufragi”,  l’allestimento collocato appositamente al piano inferiore della sala, per suggerire ai visitatori l’idea stessa di scendere nella profondità delle proprie sensazioni.

Si parte infatti dall’attualità con il tema del naufragio dei fratelli africani sulle nostre coste e si finisce per approdare al tema del naufragio sociale che stiamo vivendo. “Tutti coloro che scendono a visitare il secondo livello  – rivela Stefania – sentono poi il bisogno di parlare e di lasciare il proprio messaggio. Le parole che ricorrono più spesso sono toccante, emozionante, tutte dimostrazioni che c’è un coinvolgimento dello spettatore che va oltre la superficie. Un risultato che deve far riflettere”. Così l’arte non ha più una mera funzione decoratrice ma svolge quello che, secondo Stefania, è il suo ruolo: “L’arte come cronista, perché gli artisti sono capaci di leggere attraverso le pieghe della storia e di rilasciarci attraverso le proprie opere delle valide testimonianze”. Un altro dato confortante arriva dall’entusiasmo con cui la mostra è stata accolta: “Ci sono tanti messaggi di ringraziamento tra quelli che ci lascia il pubblicocontinua Stefania  – non è vero infatti che la gente non è pronta a capire l’arte, la gente ha bisogno prima di ricevere per poi restituirti qualcosa, anche in questo settore.”

NUMERI CHE FANNO RIFLETTERE

Si tratta di una mostra che conta cento visite a sera dal momento in cui ha aperto i battenti, con un target variegato costituito da adulti ma anche dai giovani, non solo cittadini ma anche turisti che questa estate, come sempre, hanno affollato la ridente cittadina garganica.  “Un risultato che va oltre ogni aspettativa- rivela Stefania–  a conferma del fatto chela cultura – insieme con l’arte – è un valore ancora apprezzato. Un valore che può essere sposato anche dal turismo, che può diventare risorsa per il territorio. Non a caso, alcuni dei visitatori hanno presenziato anche alle mostre del passato, quando eravamo al Palazzo Bellusci, non ci hanno dimenticati e sono tornati ancora una volta”.

DAL LEGNO ALLA PITTURA: UN TRIPUDIO DI TECNICHE ARTISTICHE

Visitare il MU.SA è un’occasione per osservare da vicino tutte le più svariate tecniche del settore: dalla tornitura artistica –  splendide le opere realizzate in legno – da sculture realizzate con oggetti di recupero – che hanno fatto la fama a livello nazionale di un autore viestano – sino alle tecniche pittoriche come l’acquerello, l’olio su tela, l’acrilico, la ceramica passando infine per il binomio di arte e moda con il pregio del made in Italy.

Per visitare la mostra c’è tempo fino a novembre: il MU.SA vi aspetta con la sua posizione privilegiata a due passi dal mare d’inverno.

 

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